ECOMUSEO GROANE: DOMANDE E RISPOSTE

Il termine ecomuseo indica un territorio caratterizzato da ambienti di vita tradizionali, patrimonio naturalistico e storico-artistico particolarmente rilevanti e degni di tutela, restauro e valorizzazione. 

Nella società post-industriale si rivolge lo sguardo alla cultura e alla sua funzione nel territorio che viene messa sullo stesso piano della ricerca scientifica ed ha acquisito interessanti risvolti economici.

Il patrimonio storico, culturale ed ambientale sono diventati oggetto d’interesse pubblico in modo che la società possa conoscere il territorio che la circonda.

Un ecomuseo, diversamente da un normale museo non è circondato da mura o limitato in altro modo, ma si propone come un’opportunità di scoprire e promuovere una zona di particolare interesse per mezzo di percorsi predisposti, di attività didattiche e di ricerca che si avvalgono del coinvolgimento in prima persona della popolazione, delle associazioni e delle istituzioni culturali.

Cos'è un ecomuseo e qual è il suo scopo?

L’ecomuseo interviene nel territorio di una comunità, nella sua trasformazione ed identità storica, proponendo “come oggetti del museo” non solo gli oggetti della vita quotidiana ma anche i paesaggi, l’architettura, il saper fare, le testimonianze orali della tradizione, ecc.

L’ecomuseo si occupa anche della promozione di attività didattiche e di ricerca grazie al coinvolgimento diretto della popolazione e delle istituzioni locali. Può essere un territorio dai confini incerti ed appartiene alla comunità che ci vive. Un ecomuseo non sottrae beni culturali ai luoghi dove sono stati creati, ma si propone come uno strumento di riappropriazione del proprio patrimonio culturale da parte della collettività.

Nel 2000 con la legge provinciale sugli ecomusei sono stati definiti gli obiettivi di tale progetto per rispondere all’aumento della domanda di “musealità diffusa” e per valorizzare i punti di forza del territorio (in Trentino) attraverso la ripresa di alcuni edifici storici, la protezione di ambienti naturali, il recupero di attività lavorative del passato, l’incremento di attività economiche agricole ed artigianali, lo sviluppo della memoria collettiva di una comunità che cerca di portare ai giorni nostri gli antichi valori della cultura materiale del passato.

Dal 2005 è nata una definizione di ecomuseo condivisa da molti studiosi: L’ecomuseo è un patto con il quale la comunità si prende cura del proprio territorio di appartenenza che implica una forte dichiarazione identitaria.

Quali sono gli obiettivi dell'ecomuseo?

L’obiettivo primario del museo diffuso (o ecomuseo) è far riscoprire al territorio la propria identità attraverso un distretto culturale, ovvero una rete di musei, esposizioni e luoghi di interesse storico-artistico sparsi per il territorio d’interesse.

Questo sistema contribuisce quindi ad introdurre un sistema innovativo ma anche a creare ambienti di apprendimento più interattivi. Dall’altro lato, tuttavia, è stimolante per i residenti del luogo i quali sono spinti a tutelare i propri beni culturali e a farli conoscere.

Questa rete museale permette inoltre una maggior flessibilità per quanto riguarda orari, visite e comunicazione. Il compito dell’istituzione museale è da un lato la conservazione e la tutela del patrimonio culturale e dall’altro la valorizzazione del patrimonio collettivo.

Si rende dunque necessario esporre al pubblico la cultura ma al contempo valorizzarla ricercando nuove testimonianze, facendosi conoscere attraverso i mezzi di comunicazione e spingendo le persone a tornarci. Sono nati per questo motivo i musei diffusi e gli ecomusei che rendono partecipe la popolazione alla conservazione del proprio patrimonio culturale.

È importante il fenomeno degli itinerari tematici che coinvolgono più musei sul territorio che riguardano lo stesso tema e che sono molto presenti in Valsugana: Ecomuseo del viaggio della Bassa Valsugana e del Tesino o l’Ecomuseo del Lagorai.

Lobiettivo finale è quello di creare una rete di musei e luoghi di cultura interconnessi con affinità ma anche diversità per rendere il proprio territorio competitivo sia culturalmente che economicamente.

Qual è l’origine del termine ecomuseo?

Il termine ecomuseo fu pensato da Hugues de Varine durante una riunione con Henri Rivière, all’epoca rispettivamente direttore ed ex-direttore e consigliere permanente dell’International Council of Museums, e Serge Antoine, consigliere del Ministro dell’Ambiente. Fu usato per la prima volta nel 1971 in un intervento dell’allora Ministro dell’Ambiente francese, M. Robert Poujade, che lo utilizzò per qualificare il lavoro di un ministero in piena creazione.

Gli ecomusei inizialmente, realizzati ben prima che assumessero questa definizione, furono pensati come strumenti per tutelare le tracce delle società rurali in un momento in cui l’urbanizzazione, le nuove acquisizioni tecnologiche e i conseguenti cambiamenti sociali, rappresentavano un rischio reale di completo oblio di un patrimonio culturale millenario

Quali sono i principali ecomusei in Lombardia?

La storia degli ecomusei in Lombardia è legata alla legge regionale n. 13/2007 che ne istituzionalizza la natura e stabilisce una serie di criteri affinché gli enti possano essere riconosciuti dalla Regione Lombardia. Nel 2014 gli ecomusei riconosciuti erano 44. Dopo il recente monitoraggio (come previsto dalla Legge Regionale 12/2007) ne sono rimasti 34. Agli altri è stato tolto il riconoscimento regionale per la mancanza dei requisiti fondamentali.

 

Provincia di Bergamo

Ecomuseo centro Storico – Borgo rurale di Ornica

Ecomuseo di Valtorta

Ecomuseo Miniere di Gorno

Ecomuseo della Val Borlezza

Ecomuseo Val Taleggio

L’Ecomuseo Valcalepio e Basso Sebino

Provincia di Brescia

Ecomuseo Concarena Montagna di Luce

Ecomuseo del Botticino

Ecomuseo del Vaso Rè

Ecomuseo della Resistenza

Ecomuseo della Valle delle Cartiere

Ecomuseo della Valvestino

Ecomuseo Alta via dell’Oglio

Ecomuseo delle Limonaie del Garda Pra’ de la Fam

Ecomuseo di Valle Trompia – La Montagna e l’Industria

Ecomuseo Valle del Caffaro

Ecomuseo della Val Sanagra

Ecomuseo della Valvarrone

Ecomuseo delle Grigne

Provincia di Mantova

Ecomuseo della risaia dei fiumi e del paesaggio rurale mantovano

Ecomuseo Terre d’acqua fra Oglio e Po

Ecomuseo tra il Chiese il Tartaro e l’Osone

Ecomuseo Valli Oglio Chiese

Provincia di Milano Monza Brianza

Ecomuseo del Paesaggio di Parabiago

Ecomuseo Urbano Metropolitano di Milano Nord

Ecomuseo del Territorio di Nova Milanese

Provincia di Pavia

Ecomuseo del Paesaggio Lomellino

Ecomuseo della Prima collina 

Ecomuseo della vite e del vino dell’Oltrepò Pavese orientale 

Ecomuseo dell’Appennino lombardo – il Grano in Erba

Provincia di Sondrio Varese

Ecomuseo Valle Spluga

Ecomuseo della Valgerola

Ecomuseo della Valmalenco

Ecomuseo delle Terrazze Retiche di Bianzone

Ecomuseo Valli del Bitto di Albaredo

Per il dettaglio e la lista nominativa degli ecomusei lombardi con relative info rimandiamo al sito della Regione Lombardia (settore Musei/Ecomusei)

Gli ecomusei della Lombardia possono essere riconosciuti dalla Regione Lombardia e possono fare parte della Rete degli ecomusei della Lombardia (REL) e partecipare al lavoro della Consulta degli Ecomusei Lombardi.

Quale legge della Regione Lombardia riconosce un Ecomuseo lombardo?

La legge regionale della Lombardia sugli ecomusei è del 12 luglio 2007 n. 13 e ha un forte impatto sul territorio lombardo nel stimolare la costituzione di ecomusei e nel sostenerli.

La legge definisce una serie di nove finalità proprietarie degli ecomusei.

 

  1. il coinvolgimento e la partecipazione attiva della popolazione in quanto l’ecomuseo rappresenta l’espressione della cultura di un territorio ed ha come principale riferimento la comunità locale;

 

  1. la ricostruzione delle trasformazioni sociali, economiche, culturali e ambientali storicamente vissute dalle comunità locali e dai territori, al fine di accompagnare lo sviluppo sostenibile e condiviso;

 

  1. la sensibilizzazione e la promozione allo sviluppo sostenibile delle comunità locali, delle istituzioni, in particolare culturali, scientifiche e scolastiche, delle attività economiche, degli enti ed associazioni locali;

 

  1. la conservazione ed il restauro di ambienti di vita tradizionali per tramandare le testimonianze e le trasformazioni della cultura materiale e immateriale e ricostruire l’evoluzione delle abitudini di vita e di lavoro delle popolazioni locali, delle tradizioni religiose, culturali, ricreative e agricole, dell’utilizzo delle risorse naturali, delle tecnologie, delle fonti energetiche e delle materie impiegate nelle attività produttive;

 

  1. la valorizzazione dei territori e dei loro patrimoni, di immobili caratteristici e storici, mobili ed attrezzi, strumenti di lavoro e ogni altro oggetto utile alla ricostruzione fedele di ambienti di vita tradizionali, sia interni che esterni, consentendone la salvaguardia e la buona manutenzione, nonché il rafforzamento delle reti di relazioni locali;

 

  1. la ricostruzione di ambienti di vita e di lavoro tradizionali volti alla produzione di beni o servizi da offrire ai visitatori, creando occasioni di impiego e di vendita di prodotti locali, nonché di didattica, sport e svago in genere;

 

  1. la predisposizione di percorsi turistici e culturali volti a ricostituire gli ambienti tradizionali;

 

 

  1. la promozione e il sostegno delle attività di ricerca scientifica e didattico-educative riferite alla storia, all’arte, alle tradizioni locali ed all’ambiente;

 

  1. 9. lo studio, la rappresentazione e la tutela dei paesaggi tipici lombardi.

 

 

Per applicare il riconoscimento, vengono poi creati dei criteri che definiscono i requisiti minimi che gli enti devono soddisfare; un monitoraggio annuale permette agli ecomusei di mantenere il riconoscimento.

 

Nel 2016 la legge n. 13 del 12/2007 è stata assorbita dalla nuova Legge Regionale 7 ottobre 2016, n. 25, Politiche regionali in materia culturale – Riordino normativo (BURL n. 41, suppl. del 11 Ottobre 2016) che al TITOLO III  CAPO II ISTITUTI E LUOGHI DELLA CULTURA prevede un apposito articolo a proposito di ecomusei

Art. 19 (Ecomusei)

 

  • La Regione promuove la costituzione, il riconoscimento e il monitoraggio degli ecomusei e ne sostiene l’attività al fine di conservare e rinnovare l’eredità culturale vivente di determinati territori e delle popolazioni che li abitano, di favorire processi di sviluppo sostenibile a partire dal patrimonio locale, di salvaguardare i paesaggi tipici lombardi e di valorizzare la diversità culturale dei luoghi. Favorisce lo sviluppo dell’attività in rete e l’utilizzo di risorse della Unione europea, nazionali e private a sostegno degli ecomusei.

 

  • Ai fini della presente legge, per ecomusei si intendono istituzioni culturali, costituite da enti locali in forma singola e associata, associazioni, fondazioni o altre istituzioni di carattere privato senza scopo di lucro, che assicurano, all’interno di uno ambito territoriale definito e con la partecipazione attiva della popolazione, delle comunità locali, di istituzioni culturali, scientifiche e scolastiche, di enti e associazioni locali, le funzioni di cura, gestione, valorizzazione e salvaguardia del patrimonio culturale e paesaggistico locale rappresentativi di un ambiente, dei modi di vita e delle loro trasformazioni.

Esiste una legge nazionale di riferimento?

Le esperienze ecomuseali in Italia sono numerose e spesso molto diversificate, anche per le divergenze interpretative da parte dei soggetti promotori. Vale la pena ricordare che, accanto ad iniziative isolate, esistono reti di ecomusei, in fase di espansione, realizzati sulla base di leggi regionali specifiche.

La rete ecomuseale italiana

Gli ecomusei italiani hanno fondato una rete nazionale per promuovere il proprio lavoro.

Nel 2014 è stata avviata una fase costituente per definire strumenti, metodi e obiettivi specifici della rete.

Gli ecomusei italiani hanno lavorato su un testo comune, chiamato Manifesto o Documento strategico o Agenda 2016/2017, che riassume l’esperienza acquisita all’interno del movimento ecomuseale italiano. Il manifesto è un documento evolutivo volto a:

 

  • riflettere la costruzione teorica e pratica del movimento ecomuseale in Italia,
  • spiegare la relazione tra ecomusei e paesaggio culturale
  • programmare le attività da svolgere attraverso il lavoro di rete a livello nazionale
  • censire gli strumenti di lavoro e i metodi utilizzati

 

Attraverso il Manifesto gli ecomusei italiani definiscono sé stessi come “processi partecipati di riconoscimento, cura e gestione del patrimonio culturale locale al fine di favorire uno sviluppo sociale, ambientale ed economico sostenibile. Gli ecomusei sono identità progettuali che si propongono di mettere in relazione usi, tecniche, colture, produzioni, risorse di un ambito territoriale omogeneo con i beni culturali che vi sono contenuti. Gli ecomusei sono percorsi di crescita culturale delle comunità locali, creativi e inclusivi, fondati sulla partecipazione attiva degli abitanti e la collaborazione di enti e associazioni”.

Secondo una recente stima gli ecomusei italiani sarebbero 208.

La rete degli Ecomusei italiani ha promosso un progetto di legge nazionale sugli ecomusei.

La legge mira a riconoscere il valore degli ecomusei come strumenti di interesse generale e utilità sociale: stabilisce i principi che governano l’azione pubblica in materia di ecomusei, regola il coordinamento istituzionale tra Stato, Regioni e Province autonome, e incoraggia la partecipazione e intervento sussidiario di enti privati.

La carta di cooperazione di Milano

Nel 2016, nell’ambito della 24ª Conferenza Generale ICOM “Musei e paesaggio culturale” di Milano, si è svolto il primo Forum di ecomusei e musei comunitar.

Gli obiettivi del forum erano di condividere esperienze, domande e difficoltà che affrontano gli ecomusei; condividere progetti; favorire prospettive di scambio e/o collaborazione con i visitatori. Durante il forum è stato proposto di creare una piattaforma internazionale per lo scambio e la condivisione di esperienze ed è stato deciso di creare un gruppo di lavoro internazionale permanente per formulare proposte sul tema territorio-patrimonio-paesaggio.

Nei primi mesi del 2017 sulla base di idee, questioni e dibattiti sollevati dai partecipanti durante il Forum è stata elaborata una visione comune ed è stata adottata la “Carta di cooperazione di Milano”.

La piattaforma DROPS

Nei primi mesi del 2017 è stata pubblicata la piattaforma mondiale per lo scambio e la condivisione di esperienze tra ecomusei e musei della comunità. La piattaforma, denominata DROPS, mira a collegare tutti gli Ecomusei e i Musei comunitari e le loro reti esistenti o ancora da realizzare e tutte le altre ONG attive sul tema del patrimonio e del paesaggio, in uno spazio virtuale e interattivo e alla produzione di un sito multilingua di risorse sull’ecomuseologia e le sue migliori pratiche

Come funziona e di cosa si occupa l’ecomuseo?

Ogni ecomuseo identifica i beni culturali, il patrimonio immateriale e il patrimonio paesaggistico del suo territorio. L’ecomuseo ha il ruolo di documentare, conservare, valorizzare e interpretare il suo patrimonio attraverso le sue attività.

  • I beni culturali sono quelli di cui agli artt. 10 e 11 del d.lgs 42/2004, ma anche il patrimonio diffuso sul territorio che contribuisce a costituire la sua identità.
  • Il patrimonio culturale immateriale sono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale. Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e da` loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana. (Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale – art. 2).
  • Il patrimonio paesaggistico è definito dal punto di vista della salvaguardia dei valori del paesaggio all’interno dell’art. 131 del d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 – Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’art. 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137: «Ai fini del presente codice per paesaggio si intendono parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni. La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili».

Quali sono i vantaggi di ottenere il riconoscimento da parte della Regione Lombardia e come si opera per averlo?

Un ecomuseo esiste, se costituito, indipendentemente dal fatto che abbia ottenuto o meno il riconoscimento da parte della Regione nella quale si colloca; tuttavia il riconoscimento regionale costituisce uno status istituzionale molto importante che comporta innumerevoli vantaggi, non ultimo quello economico dando diritto ad ottenere fondi, anche cospicui, stanziati allo scopo sia dallo Stato Italiano che dall’Unione Europea.

Per ottenere il riconoscimento è necessario partecipare ad un bando specifico che fissa tutta una serie di vincoli e adempimenti preliminari, indispensabili alla buona riuscita dell’operazione. Il prossimo bando con tutta probabilità sarà emanato nel corso della primavera di quest’anno (2020).

Ecomuseo Groane e Parco delle Groane non sono la stessa cosa: che differenze ci sono?

parzialmente tratto da sito del Parco delle Groane)

IL PARCO DELLE GROANE: è un’area protetta regionale che si estende per 7.700 ettari all’interno della grande metropoli nord milanese fino, a nord, la provincia di Como. Tra case, palazzi e industrie sopravvivono, protetti, gli ultimi boschi di grandi querce e svettanti pini silvestri; vaste lande di brughiera si colorano dell’intensa fioritura della calluna (o Brugo- da cui l’origine del termine brughiera) a fine estate; vecchie rovine di fornaci segnano il paesaggio con il loro muri i mattoni; antiche ville patrizie segnano con i loro giardini il paesaggio di un tempo che fu. Il Parco Regionale è stato istituito nel 1976, per forte volontà dei Comuni e della Regione Lombardia, e dal 1984 dispone di un Piano Territoriale che disciplina l’uso delle aree, in armonia fra conservazione della natura, agricoltura e turismo. Con Legge Regionale 29/04/2011 n. 7 è stata approvata la Legge istitutiva del Parco Naturale. Nel 2019, dopo l’approvazione del nuovo statuto da parte di Regione Lombardia, i confini si sono allargati fino a comprendere l’oramai ex Plis della Brughiera Briantea, la Riserva Naturale della Fontana del Guercio e altri territorio. Le riserve naturali che vi sono incluse rappresentano Siti di Interesse Comunitario. Tutto questo nell’area metropolitana fra il brulicare del traffico e delle attività in continuo fermento. Il Parco delle Groane è gestito da un Ente di diritto pubblico fra i Comuni interessati, le Province di Milano, Como e Monza e Brianza e il Comune di Milano. Gli obiettivi dell’Ente riguardano in particolare l’acquisto di terreni del Parco, il rimboschimento delle aree nude, la miglioria dei boschi, la tutela della natura, l’educazione ambientale. In questo ambiente scampato all’urbanizzazione,

l’Ente Parco Groane ha realizzato una rete di piste ciclabili di circa 50 Km, che consentono di immergersi nel verde, senza allontanarsi dalla città. Il Parco delle Groane è pertanto un patrimonio prettamente naturalistico, sovra comunale e sovra provinciale, amministrato da un Ente di diritto pubblico preposto che ne cura e protegge gli interessi.

 

L’ECOMUSEO interessa un’area geografica che ha una serie di caratteristiche, anche naturalistiche, ma non solo: come abbiamo precedentemente detto nel paragrafo “Come funziona e di cosa si occupa l’ecomuseo?” al suo interno esistono già, ma devono essere evidenziate e collegate, tutte le dominanti che lo caratterizzano come area omogenea.

 Al momento l’Ecomuseo delle Groane esiste solo come idea, non ha quindi confini certi: li acquisirà solo ed esclusivamente quando verrà designato come tale, al termine di una serie di studi specifici.

All’interno di questa area, per ora ancora vaga, sappiamo con certezza che molte caratteristiche sono comuni e connotano fortemente il paesaggio materiale ed immateriale della zona.

L’Ecomuseo non coincide con i confini territoriali amministrativi, non è sovrapponibile o in carico a questo o quel comune o ad un consorzio o amministrazione sovra comunale. Ha se mai dei confini naturali, dettati spesso dalla conformazione naturale del territorio che ha, nel corso dei secoli, dato origine a insediamenti umani con usi, costumi, cultura, memorie, risorse, percorsi comuni e collegabili tra loro.

L’Ecomuseo una volta costituito è amministrato dalla comunità, dalle persone che lo hanno designato e che ne curano gli interessi tramite l’associazione ecomuseale che hanno costituito.

Perché costituire un Ecomuseo delle Groane?

Il presupposto fondamentale è ovviamente che sia sentita l’esigenza: che ci siano sensibilità e cultura in tal senso e che la popolazione, adeguatamente informata, ritenga importante che esso venga costituito.

A questo proposito i circoli acli di Cesate e di Garbagnate, con la collaborazione di Acli Terra, si sono fatti portavoce dell’azione informativa, promuovendo tutta una serie di incontri, riunioni, presentando studi e relazioni al fine di stimolare il dibattito pubblico, evidenziando la fattibilità e le possibili positive ricadute, culturali, sociali e anche economiche per l’area interessata.

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